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https://iclfi.org/pubs/spo/87/transgender
Tradotto da Transgender liberation: Fighting the backlash (inglese), Workers Hammer n. 256 ,

Riproduciamo la presentazione, adattata per la pubblicazione, fatta dal compagno Gabriel Perrault ad una tavola rotonda organizzata lo scorso giugno dalla Platypus Affiliated Society dal titolo “Il genere e la sinistra”.

Lo scopo di questa tavola rotonda è discutere lo stato del movimento per la liberazione di genere e la sua relazione con la sinistra, in particolare con la sinistra marxista. La prima cosa che voglio sottolineare è che entrambi i movimenti attraversano attualmente una profonda crisi.

Per quanto riguarda il primo, la questione trans è stata uno dei punti nodali della reazione di destra nell’ultimo periodo. La svolta reazionaria su questa questione è stata sfruttata da un’ala della classe dirigente per favorire una rottura più radicale con lo status quo liberale che ha dominato le società occidentali negli ultimi decenni.

Oggi il movimento trans si trova sempre più isolato, abbandonato e tradito da coloro che prima dicevano di stare dalla sua parte. Il passaggio del Partito laburista britannico da tiepido alleato a fanatico moralista è un chiaro esempio di questa tendenza.

Da parte sua, il movimento marxista è frammentato e debole. Non posso dilungarmi su tutti i motivi di questa situazione, ma il punto essenziale è che coloro che si ritengono marxisti non sono stati in grado di offrire una prospettiva di classe indipendente alle lotte degli operai e degli oppressi. La questione transgender offre un esempio lampante di questa incapacità.

Da un lato ci sono dei marxisti che ricorrono a un materialismo grossolano per sostenere delle posizioni esplicitamente transfobiche. Ne è un esempio lampante il Communist Party of Britain (mi riferisco al gruppo che pubblica Morning Star, non al compagno del Communist Party of Great Britain che partecipa a questo dibattito). Dall’altro, abbiamo quei marxisti che si limitano a seguire la scia del movimento Lgbtq+ aggiungendo un gergo marxista al programma liberale del movimento. Ne è un esempio il Socialist Workers Party.

Questa è la situazione per noi della Spartacist League.

La nostra tesi

La tesi di fondo che voglio esporre nel tempo che mi resta è che il marxismo non solo ha una sua rilevanza per la questione dell’emancipazione di genere, ma che è anzi cruciale per ottenerla. Ma per svolgere un ruolo decisivo deve apprendere dagli errori del passato e dare risposta alle questioni politiche che hanno minato il movimento Lgbtq+. Per farlo, dobbiamo cominciare col capire le polarizzazioni politiche che ruotano attorno alla questione trans.

Dal lato transfobico dell’equazione, si presenta il fatto che la società così come attualmente esiste sia definita da categorie di genere rigide e in gran parte impermeabili, come una verità naturale che non può e non dev’essere messa in discussione. Esiste la variante religiosa di questa tesi: Dio ha creato l’uomo e la donna. La variante Terf: la protezione delle donne richiede il consolidamento di rigide barriere tra i sessi. E persino quella scientifica (a volte in gergo marxista): c’è una differenza concreta tra uomini e donne.

Il lato pro-trans del dibattito cerca di respingere queste opinioni, che soffocano il desiderio delle persone di vivere al di fuori delle norme oppressive della società patriarcale. A differenza delle opinioni anti-trans, è un impulso del tutto giusto e progressista. Ma lo strumento ideologico che si usa in genere per contrastare queste norme è l’idealismo liberale, che è inefficace e controproducente.

In altre parole, per contrastare la convinzione reazionaria secondo cui il genere è un dato di fatto naturale che non può e non deve essere trasgredito, la maggior parte dei ragionamenti a favore dei trans prende di mira l’idea che esistano delle barriere sociali rigide. Ad esempio spesso si sostiene che non vi sia una netta dicotomia tra uomini e donne ma che è la volontà soggettiva degli individui a definire il genere cui si appartiene.

Ma non è così. La società così come esiste oggi è caratterizzata da una rigida separazione tra i sessi. Evidenza ne è il fatto che è molto difficile (anche se possibile) effettuare la transizione sociale da un genere all’altro. Queste nette divisioni di genere sono alla base dell’oppressione delle donne e delle persone Lgbtq+.

Il fulcro del problema è questo: ammettere che la società è caratterizzata da una rigida separazione tra i sessi non significa affatto accettare che le cose debbano rimanere così. Al contrario: capire che la separazione tra i sessi è profondamente radicata in ogni istituzione è fondamentale per sviluppare un programma e una strategia per cambiare questa realtà. È qui che entra in gioco il marxismo.

Per riassumere: il discorso transfobico utilizza la prevalenza delle norme di genere dominanti per giustificarne il mantenimento e la legittimità. Il discorso pro-trans mainstream cerca di scalzare le norme di genere negando che abbiano un fondamento nella realtà materiale. Il risultato però è quello di negare la realtà sociale così come esiste attualmente. In questo modo si è obbligati a concentrarsi sul mondo delle idee, del linguaggio e delle norme, e non sul superamento delle radici economiche e sociali dell’oppressione di genere, principalmente la famiglia patriarcale.

Il marxismo, da parte sua, prende le norme sociali esistenti come punto di partenza per cambiare la società. Affonda la sua comprensione del mondo nella realtà materiale esistente, ma non la considera come una norma fissa ed eterna, ma un qualcosa che può essere plasmato dalla lotta tra le classi e dagli individui. Non in un lontano futuro comunista, ma qui e ora.

Fin qui ho dato una spiegazione molto teorica. Cercherò di concretizzarla con un esempio.

I lavoratori e la liberazione trans

Non è un segreto che i lavoratori di tutto il mondo occidentale siano andati a destra sulle questioni sociali. Questo spostamento è stato in gran parte alimentato dal rifiuto del precedente status quo liberale, che si mascherava dietro magniloquenti ideali di uguaglianza e giustizia sociale mentre i lavoratori subivano un costante peggioramento delle loro condizioni sociali. Poiché la sinistra non è riuscita a fornire un’alternativa progressista allo status quo, la destra è finora riuscita a sfruttare le rivendicazioni economiche per scatenare una reazione sociale contro le minoranze e altri gruppi oppressi.

Dal punto di vista transfobico, l’“ideologia trans” è un fenomeno accademico totalmente slegato dalla realtà. I lavoratori vedono la reazione crescente come il trionfo del buon senso e questo fatto viene usato come punto di appoggio per rafforzare ulteriormente la reazione sociale.

Dal punto di vista pro-trans, l’ostilità di ampie fasce della classe operaia è un grave problema. Se si considera lo spostamento a destra della classe operaia solo dal punto di vista ideologico, la situazione può apparire disperata e i liberali possono sembrare alleati migliori degli operai socialmente conservatori.

Ma se affrontiamo il problema da un punto di vista marxista, possiamo capire che i lavoratori, la cui esistenza è definita dallo sfruttamento, hanno molto più interesse a difendere le persone trans di quanto ne abbiano i liberali, la cui carriera dipende dal farsi accettare dagli strati superiori della società. Se si capisce questo, si possono trovare delle strategie per superare il divario politico tra gli operai e le persone trans concentrandoci sugli interessi che hanno in comune.

Con questo non intendo dire che bisogna concentrarsi sulle questioni economiche mettendo in secondo piano la questione trans, come dicono i marxisti volgari e i socialdemocratici. L’approccio marxista cerca di mostrare alla classe operaia come sia nel suo interesse materiale difendere le persone trans dall’attuale svolta reazionaria. Non vuol dire che devono diventare liberali illuminati sulla questione delle norme di genere, ma semplicemente che devono opporsi al bigottismo e alle condizioni di oppressione delle persone trans, perché questa oppressione contribuisce a degradare la loro stessa condizione.

Un esempio lampante è che la limitazione dei diritti civili delle persone trans è un passo verso l’attacco ai diritti civili di tutti. Ogni giorno che passa, l’amministrazione Trump contribuisce a dimostrare questa tesi.

Conclusione

Il marxismo è innanzitutto un programma di lotta. È impossibile separare l’analisi marxista dal suo obiettivo di emancipare la classe operaia con la lotta rivoluzionaria.

Il marxismo può mostrare la strada da seguire per la liberazione trans perché è in grado di indicare un percorso che dalla realtà dell’attuale società capitalista porta agli ideali dell’emancipazione di genere. Questo percorso non si costruisce nella testa delle persone o su un pezzo di carta, ma guidando le lotte con un programma materialista, di classe e rivoluzionario.

Se negli ultimi decenni i marxisti hanno svolto un ruolo marginale nella lotta per la liberazione di genere, la colpa non è del marxismo, ma di coloro che si professano marxisti. In definitiva, non sono stati in grado di usare il marxismo come strumento per superare i conflitti che hanno paralizzato il movimento Lgbtq+ e che lo hanno portato al suo attuale stato di debolezza.

Noi della Spartacist League abbiamo certamente avuto le nostre responsabilità in questo senso. Oggi non pretendiamo di avere tutte le risposte. Quello che possiamo offrire è un approccio materialista di base che spieghi perché il movimento Lgbtq+ è in crisi e alcuni elementi generali di un programma per superarne la crisi.

[Tradotto da “Transgender liberation: Fighting the backlash”, Workers Hammer n. 256, autunno 2025]