https://iclfi.org/pubs/spo/85/internationalistgroup
Nell’attuale guerra tra Russia e Ucraina, la Lega comunista internazionale si schiera per il disfattismo rivoluzionario e chiede di “trasformare questa guerra tra due classi capitaliste in una guerra civile in cui i lavoratori rovescino entrambe le classi capitaliste” (vedi "L’aggressione Nato/Ue provoca la guerra in Ucraina"). L’Internationalist Group (Ig) [la cui sezione in Italia è il Nucleo internazionalista d’Italia] è una delle poche organizzazioni di sinistra che sembra avere la stessa linea. La sua dichiarazione del 28 febbraio proclama: “facciamo appello in questa guerra reazionaria nazionalista al disfattismo rivoluzionario da entrambe le parti” e spiega:
La maggior parte dei lettori potrebbe ragionevolmente pensare che la Lci e l’Ig abbiano la stessa posizione e che entrambi si collochino nella tradizione del bolscevismo sostenendo il disfattismo rivoluzionario. Ma in realtà, mentre l’Ig sostiene di essere per il “disfattismo rivoluzionario”, svuota completamente il leninismo di tutti i suoi contenuti rivoluzionari e nella pratica rifiuta la lotta per dare un esito rivoluzionario a questa guerra. Per rendersene conto, bisogna innanzitutto capire il programma leninista contro l’imperialismo e in cosa consiste realmente il disfattismo rivoluzionario nella situazione odierna.
Il disfattismo rivoluzionario è stato il programma per cui Lenin e i bolscevichi hanno combattuto durante la Prima guerra mondiale, in opposizione ai leader della Seconda internazionale che hanno tradito il proletariato e sostenuto la “propria” borghesia nella guerra. I bolscevichi proclamarono: 1) che nella guerra gli autentici rivoluzionari dovevano battersi per la sconfitta del “proprio” governo e lavorare per trasformare questa guerra reazionaria tra nazioni in una guerra civile rivoluzionaria contro i capitalisti; 2) che la Seconda internazionale era morta, distrutta dallo sciovinismo, e che bisognava costruire una nuova internazionale rivoluzionaria sulla base del marxismo rivoluzionario; e 3) per fare questo, i rivoluzionari dovevano lottare per una scissione dai sostenitori aperti della borghesia nel movimento operaio, i socialsciovinisti, ed anche dagli opportunisti e dai centristi che usavano una fraseologia “marxista” per preservare l’unità con i socialsciovinisti e per ingannare il proletariato con soluzioni riformiste, pacifiste e altre soluzioni non rivoluzionarie.Questo programma rimase al centro di tutte le attività di Lenin fino alla Rivoluzione d’Ottobre, che rappresentò la realizzazione concreta di questa prospettiva. In uno dei suoi primissimi articoli all’inizio della guerra, Lenin riassunse la prospettiva dei bolscevichi:
Il programma della Lci nell’attuale guerra deriva direttamente da questa prospettiva. La guerra in Ucraina non è una guerra imperialista, ma un conflitto regionale tra due classi capitaliste non imperialiste per decidere quale banda di criminali saccheggerà l’Ucraina. Da un lato, il governo ucraino lotta per asservire il Paese agli imperialisti dell’Ue e della Nato. Dall’altra, la borghesia russa lotta per riportare l’Ucraina sotto il suo stivale. In una guerra del genere, è criminale per il proletariato sostenere la vittoria di una banda di gangsters sull’altra, e i comunisti rivoluzionari devono lottare, proprio come fece Lenin, per trasformare questa guerra tra capitalisti in una guerra civile rivoluzionaria contro tutti gli oppressori. Per questo la Lci lancia un appello ai lavoratori e ai soldati ucraini e russi per fraternizzare e per rivolgere le armi contro i loro governanti.
Sebbene le potenze imperialiste della Nato e dell’Ue – Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania e Francia – non stiano impegnando militarmente sul terreno la Russia, questa guerra pone l’urgente necessità di rovesciare questi rapinatori, il cui saccheggio dell’Europa dell’Est e la cui spinta bellica contro la Russia hanno provocato questo conflitto e minacciano il mondo con l’annientamento nucleare. Ma i dirigenti del movimento operaio nei paesi imperialisti hanno abbracciato pienamente le ambizioni predatorie degli imperialisti e stanno disarmando la classe operaia, mobilitandola dietro la Nato e l’Ue. Per questo motivo, è impossibile combattere l’imperialismo a meno di una lotta senza quartiere contro coloro che nel movimento operaio cercano di conciliare gli interessi del proletariato con gli interessi dei “propri” sfruttatori imperialisti.
Di conseguenza, lo stesso compito che Lenin sostenne nel 1914 rimane urgente anche oggi: i rivoluzionari devono lottare per separare il proletariato dai suoi dirigenti traditori, al fine di forgiare un partito rivoluzionario internazionalista. Questo è ciò che significa essere rivoluzionari nella guerra attuale. Ed è questo che distingue gli autentici rivoluzionari dai centristi, pronti ad accettare tutto del marxismo tranne il suo contenuto e i suoi metodi rivoluzionari e l’educazione della classe operaia in questa direzione.
L’Ig si colloca in questa corrente centrista, dicendo di sostenere il disfattismo rivoluzionario a parole ma rifiutando nella pratica tutte le sue implicazioni rivoluzionarie. Lenin diceva spesso che, in politica, chi crede alle parole e alle intenzioni piuttosto che ai fatti e alle azioni è un idiota senza speranza. L’Ig sostiene di lottare per la rivoluzione, quindi bisogna guardare a ciò che fa per cogliere appieno il carattere non rivoluzionario del suo programma.
Giornalismo liberale contro
marxismo rivoluzionario
Un rapido sguardo alla propaganda dell’Ig sulla guerra mostra chiaramente che l’intera prospettiva e il contenuto del loro intervento sono volti a confondere gli aspiranti rivoluzionari con una deriva marxoide del giornalismo liberal. Dopo la dichiarazione del 28 febbraio citata sopra, l’Ig ha pubblicato alcuni articoli sull’Ucraina. Tra questi, un “rapporto dalla Germania” che documenta il trattamento razzista e differenziato dei rifugiati ucraini bianchi da quelli con la pelle scura (“Imperialist Racism and the Russia-Ukraine War”, 19 marzo) e due lunghi e contorti articoli che documentano quanto l’esercito e il governo ucraini siano pieni di fascisti (“The Truth About Ukraine’s Fascist Infestation”, 4 aprile, e “Question Answered: Who Was Behind the 2014 Maidan Massacre?”, 10 aprile). Questo è il modo in cui l’Ig pensa di fare un lavoro “rivoluzionario” nella guerra in corso: produrre giornalismo investigativo liberal su questioni che sono state documentate mille volte meglio nelle pagine della stampa liberal borghese.
Il dovere dei rivoluzionari è quello di spiegare ai lavoratori e ai giovani il vero carattere di questa guerra, per far progredire ulteriormente la lotta per la rivoluzione socialista, smascherando gli inganni riformisti, pacifisti e filoimperialisti. I lavoratori non dovrebbero sostenere l’Ucraina nella guerra, ma non perché ci sono elementi fascisti tra le sue truppe o perché (che sorpresa…) gli alleati imperialisti di Zelensky sono razzisti contro i rifugiati dalla pelle scura, ma perché il governo ucraino sta combattendo per asservire l’Ucraina agli imperialisti. Scrivere tirate sul battaglione Azov, sul fascismo e sulle politiche migratorie razziste è semplicemente un modo per evitare di affrontare questo problema cruciale, che inevitabilmente respingerebbe i liberali piccolo-borghesi favorevoli all’Ue negli Stati Uniti e in Germania a cui l’Ig si rivolge.
Tutte le varianti dei liberal di sinistra non hanno problemi a parlare a lungo della discriminazione dei rifugiati o del fascismo in Ucraina, mentre allo stesso tempo fanno propri gli obiettivi di guerra degli imperialisti nella regione. I liberal si agitano su questi argomenti perché costituiscono una macchia sull’altrimenti “nobile” spinta bellica dei rapinatori imperialisti “democratici”. Questi liberal non sono quindi motivati dall’odio per i “propri” macellai imperialisti, ma dal desiderio di rendere le loro rivendicazioni belliche più convincenti e meno ipocrite. L’Ig contribuisce semplicemente a dare una copertura “marxista” a questo liberalismo reazionario.
È piuttosto significativo che in tutti i suoi articoli sull’Ucraina, l’Ig non faccia una sola polemica contro il pacifismo, che è l’illusione centrale attualmente promossa dalla sinistra riformista e dai leader sindacali, in particolare nei Paesi imperialisti dove sia la Lci che l’Ig hanno la maggioranza dei loro membri. Gli appelli alla “pace”, al “disarmo”, per una “soluzione diplomatica” e, in generale, l’illusione che gli imperialisti possano trovare una soluzione pacifica e giusta alla guerra sono lo strumento principale utilizzato per lasciare i lavoratori e i giovani più avanzati disarmati e incatenati ai loro sfruttatori. Rifiutarsi di dire una parola contro tutto ciò è rinnegare il marxismo.
Al contrario, l’intero contenuto della propaganda e degli interventi della Lci sulla guerra in Ucraina sono esplicitamente diretti a smascherare quei “socialisti” che usano slogan pacifisti e “antimperialisti” per mascherare la loro totale sottomissione alla borghesia. È in questo che consiste la pratica del lavoro rivoluzionario, ed è questo che l’Ig rifiuta.
L’Ig non lotta per il disfattismo rivoluzionario
L’appello dell’Ig al “disfattismo rivoluzionario” è contraddetto dagli altri loro slogan. Ad esempio, l’Ig chiede di “Difendere l’autogoverno nel sud-est dell’Ucraina!” e “Distruggere i fascisti”. Nel contesto dell’attuale guerra, sollevare queste richieste non fa altro che alimentare le illusioni sulla possibilità di una soluzione giusta per le masse ucraine e russe prescindendo dalla rivoluzione socialista.
La richiesta di autogoverno nell’Ucraina orientale era corretta prima della guerra. Ma da allora, questa lotta è diventata totalmente subordinata agli obiettivi di guerra della Russia, che sono quelli di annettere intere regioni dell’Ucraina, e potenzialmente l’intero Paese. L’unico modo per ottenere l’autogoverno in questo momento sarebbe una vittoria della Russia. Chiamare ora i lavoratori a “difendere l’autogoverno nel sud-est dell’Ucraina” è solo una forma di tacito sostegno a tale risultato, inconciliabile con una posizione di disfattismo rivoluzionario.
Una vittoria dell’esercito russo significherebbe l’oppressione nazionale degli ucraini da parte della Russia, un aspetto che l’Ig fa scomparire. Per contro, una sconfitta della Russia condannerebbe la minoranza russofona dell’Ucraina a un’oppressione nazionale senza precedenti. Il nocciolo della questione è che nessuna delle due parti in questa guerra sta conducendo una giusta lotta di liberazione nazionale.
Il dovere dei rivoluzionari è spiegare che, nella situazione attuale, la risoluzione progressiva della questione nazionale in Ucraina è impossibile senza il rovesciamento dei capitalisti russi e ucraini. Solo il potere dei lavoratori può fornire una soluzione veramente democratica per gli ucraini e le masse russofone. Invocando “la difesa dell’autogoverno nell’Ucraina sudorientale”, l’Ig sta ingannando la classe operaia.
La rivendicazione dell’Ig di “schiacciare i fascisti”, che è uno dei loro slogan centrali nell’attuale guerra, svolge un ruolo simile. Il compito centrale dei lavoratori russi e ucraini non è la lotta contro il fascismo. Non ci può essere alcuna lotta indipendente per combattere il fascismo in Ucraina senza una lotta rivoluzionaria per trasformare questa guerra in una guerra civile contro tutti gli sfruttatori. Il compito più scottante e immediato che i comunisti russi e ucraini devono affrontare è quello di lottare per la fraternizzazione dei soldati e degli operai e per la lotta rivoluzionaria comune contro la guerra condotta dai “propri” governanti capitalisti. Invece di lottare per liberare i lavoratori russi e ucraini dai loro dirigenti nazionalisti traditori, che li offrono come carne da cannone ai loro sfruttatori, l’Ig inganna i lavoratori ucraini e russi dicendo loro che il loro compito centrale è quello di epurare l’esercito di Zelensky dai fascisti.
Inoltre, porre la lotta contro il fascismo ucraino al centro di questa guerra conferisce credibilità alle affermazioni della Russia sulla guerra di “denazificazione”. In effetti, che cosa dovrebbe significare in questa guerra “distruggere i fascisti” se non un tacito sostegno alla Russia? Gli articoli dell’Ig riflettono costantemente questa inclinazione filorussa. Ad esempio, in “La verità sull’infestazione fascista dell’Ucraina”, l’Ig scrive: “Mentre Putin ha proclamato che il suo obiettivo di guerra è la ‘smilitarizzazione e la denazificazione dell’Ucraina’, per avere un effetto duraturo questo deve essere realizzato dagli stessi lavoratori, su una base internazionalista” [corsivo in originale]. Che ridicolo! Gli oligarchi russi non stanno conducendo una guerra antifascista in Ucraina. È contrario agli interessi del proletariato sostenere la guerra della Russia, non perché non avrà un “effetto duraturo” sullo sradicamento del fascismo, ma perché il suo scopo è quello di asservire l’Ucraina alla classe capitalista russa! L’affermazione dell’Ig di essere a favore del disfattismo rivoluzionario è un’assoluta falsità, perché presenta la guerra dei capitalisti russi come se avesse un carattere semi-progressista.
In sostanza, non crediamo che l’Ig voglia appoggiare implicitamente le rivendicazioni della borghesia russa sulla “denazificazione” o lanciare appelli come “autogoverno nel sud-est dell’Ucraina” per una sorta di entusiasmo nei confronti della Russia di Putin. È solo il logico risultato del rifiuto di affidarsi al proletariato come fattore rivoluzionario indipendente, il che porta semplicemente ad affidarsi a questa o quella forza borghese. Qualcuno nei Paesi imperialisti, e molti nel mondo neocoloniale, sono portati a sostenere la Russia in odio agli imperialisti. In fondo, ciò è dettato dalla demoralizzazione, dall’incapacità di prospettare un esito rivoluzionario e dall’illusione che la Russia capitalista sia una sorta di alternativa agli imperialisti. Questo è ciò che riflette l’Ig.
Ma potrebbe l’Ig indicare altri suoi slogan “rivoluzionari” per confutare le nostre argomentazioni? Oltre alle rivendicazioni che abbiamo citato sopra, l’Ig solleva anche “Opporsi alla guerra Russia-Ucraina provocata dall’imperialismo” e “Per la lotta rivoluzionaria contro i governanti capitalisti di Mosca e Kiev!” e spesso invoca la lotta di classe rivoluzionaria contro gli imperialisti. Che belle parole! Ma contrariamente al nostro slogan, che invita i soldati e gli operai ucraini e russi a fraternizzare e a rivolgere le armi contro i propri governanti, l’appello “rivoluzionario” dell’Ig è totalmente astratto e concepito per essere compatibile con il riformismo e il social-pacifismo.
Innumerevoli opportunisti non hanno problemi a “opporsi alla guerra provocata dall’imperialismo” e a fare proclami senza senso sulla necessità di una “lotta di classe rivoluzionaria” a Kiev, Mosca e altrove, mentre allo stesso tempo combattono per la vittoria dell’Ucraina e la sconfitta della Russia, il che li rende lacchè dei “propri” governanti imperialisti. Lo slogan che nessuno dei riformisti e degli opportunisti solleverà, e che l’Ig si rifiuta di sollevare, è quello storico del bolscevismo, ovvero quello della guerra civile contro la borghesia. Questo è l’unico slogan che traccia concretamente un percorso chiaro per la rivoluzione e prende frontalmente una posizione rivoluzionaria contro l’unità nazionale filoimperialista a sostegno dell’Ucraina.
Il compito dei rivoluzionari non è quello di lanciare appelli vaghi e vuoti alla “lotta rivoluzionaria”, ma di fornire un chiaro programma rivoluzionario per tale lotta. L’Unione sindacale di base (Usb) in Italia e i sindacati Pame, legati al Partito comunista greco, hanno condotto azioni contro le spedizioni di armi in Ucraina e contro la Nato e gli imperialisti. Certamente i rivoluzionari devono appoggiare e sostenere queste azioni e parteciparvi attivamente. Tuttavia, è anche fondamentale sottolineare che queste azioni sono state e dirette da leader riformisti con slogan socialpacifisti. Questi dirigenti sono un ostacolo alla mobilitazione rivoluzionaria del proletariato non meno dei leccapiedi apertamente filoimperialisti. In Italia, ad esempio, i dirigenti dell’Usb hanno lavorato costantemente per subordinare le azioni antibelliche dei lavoratori alla Chiesa cattolica e ai politici borghesi “antiguerra”.
Ma non una parola su questo da parte dell’Ig, il cui articolo “I socialisti della Nato in Italia” (L’Internazionalista, aprile 2022) saluta acriticamente queste azioni. Ciò conferma il vero significato dell’appello dell’Ig alla “lotta rivoluzionaria”. Non si tratta di lotta di classe sulla base del disfattismo rivoluzionario, ma di azione sindacale con una direzione pacifista. Altrimenti perché non avrebbero nemmeno una polemica contro il pacifismo? Ciò che l’Ig rifiuta è la lotta per la direzione rivoluzionaria, che richiede la rottura della classe operaia con tutti i dirigenti socialsciovinisti, compresi i pacifisti anti Nato.
Il centrismo porta al socialsciovinismo
Come abbiamo detto, la lotta contro l’imperialismo è impossibile senza una lotta contro gli agenti filoimperialisti nel movimento operaio. Questo è assolutamente cruciale nei paesi imperialisti, i cui governanti sono il baluardo internazionale della reazione. Di nuovo, questa comprensione deriva direttamente dalla lotta di Lenin durante la Prima guerra mondiale. La lezione centrale del leninismo è che la precondizione per forgiare un partito rivoluzionario, lo strumento essenziale per realizzare la rivoluzione operaia, è che l’avanguardia proletaria si separi dal socialsciovinismo e dal centrismo e si unisca sotto una bandiera veramente rivoluzionaria. In Il socialismo e la guerra (1915), uno dei documenti programmatici cruciali dei bolscevichi, Lenin e Zinoviev spiegano che:
Hanno poi proseguito:
Da decenni ormai, i traditori che guidano la classe operaia in tutti i Paesi capitalisti avanzati, i sindacati e i partiti operai, hanno causato solo sconfitte su sconfitte per il movimento operaio, determinando il declino dei sindacati e l’impoverimento della classe operaia. Durante la pandemia, i luogotenenti del capitale nel movimento operaio si sono lanciati in un’orgia di unità nazionale con la borghesia, hanno appoggiato i devastanti lockdown, ne hanno caldeggiati di più severi e sono stati fondamentali per disarmare il proletariato mentre i padroni si accanivano contro gli operai. (L’Ig ha tradito la classe operaia sostenendo queste misure reazionarie).
E ora che la massiccia inflazione sta distruggendo il livello di vita dei lavoratori a ritmo incalzante, i leader del movimento operaio non solo non muovono un dito contro questo fenomeno, ma sono anche impegnati ad aiutare i macellai imperialisti sostenendo la campagna di guerra contro la Russia all’interno del movimento operaio. Separare la classe operaia da questi venduti e riforgiare la Quarta internazionale, cioè una nuova direzione rivoluzionaria della classe operaia internazionale, è ancora il compito più scottante e vitale che i rivoluzionari devono affrontare e l’obiettivo centrale della Lci. In effetti oggi, lavorare per realizzare tale rottura è l’unico modo per lottare veramente contro l’imperialismo. L’abbandono del leninismo da parte dell’Ig nella pratica si vede soprattutto nel rifiuto della lotta per la direzione rivoluzionaria del proletariato.
Nella sua dichiarazione del 28 febbraio, l’Ig indirizza diverse polemiche contro la sinistra riformista e gli pseudo-trotskisti. Il contenuto delle loro polemiche può essere riassunto nella seguente frase: “La maggior parte della sinistra occidentale si è schierata con gli imperialisti della Nato denunciando unilateralmente i russi”. Ciò che infastidisce l’Ig è che Die Linke tedesca, il Partito comunista francese, l’Alternativa socialista statunitense (SAlt) e altri sono troppo “unilaterali”.
Questo nasconde il tradimento centrale dei riformisti: la loro opposizione al disfattismo rivoluzionario e il loro sostegno all’Ucraina contro la Russia, che costituisce un sostegno ai loro “propri” padroni imperialisti! Una posizione di disfattismo rivoluzionario non vale nulla se non è la base su cui si denunciano i riformisti! Ma questo richiede che si combatta per il “disfattismo rivoluzionario” in modo concreto e con i fatti, invece che con qualche insignificante dichiarazione sulla carta in cui non si crede veramente e che si usa solo per evitare di schierarsi apertamente con la Russia. Nel criticare la sinistra in tutto e per tutto, tranne che per la sua opposizione al disfattismo rivoluzionario, l’Ig capitola al socialsciovinismo.
Ecco un esempio di tale “polemica”. L’Ig attacca la SAlt per aver “chiesto ‘piena solidarietà con il popolo ucraino’ e che ‘le truppe russe devono ritirarsi immediatamente dall’Ucraina’”. L’Ig replica: “In ogni caso, nessun appello a tagliare i rifornimenti di armi della Nato a Kiev”. Che grottesca capitolazione al socialsciovinismo! “Via le truppe russe” è lo slogan lanciato da tutta la sinistra socialsciovinista di concerto con gli imperialisti della Nato/Ue. L’Ig non è d’accordo con questo slogan, non perché sia una richiesta filo-imperialista, ma perché è in contrasto con la richiesta di “autogoverno” dell’Ig, cioè è a sostegno dell’“ingresso delle truppe russe”.
Al contrario dell’Ig, i rivoluzionari si oppongono alla richiesta “fuori le truppe russe!” perché significa sostenere la vittoria dell’Ucraina, il che è inconciliabile con una posizione di disfattismo rivoluzionario. Il ritiro dell’esercito russo è possibile solo attraverso una sconfitta militare della Russia. Un tale risultato comporterebbe il mantenimento dell’Ucraina sotto il dominio degli imperialisti. Con questo slogan, il SAlt non difende le masse ucraine, ma difende invece il “diritto” dei “loro” imperialisti di saccheggiare in modo esclusivo l’Ucraina come male minore rispetto al saccheggio da parte dei capitalisti russi. Quindi la critica dell’Ig a SAlt è un alibi totale e una capitolazione al socialsciovinismo. Anche se SAlt aggiungesse un appello ad opporsi alle spedizioni di armi della Nato a Kiev, una posizione poco diffusa tra i pacifisti, ciò non cambierebbe minimamente il fatto che la sua posizione è completamente socialsciovinista.
I bolscevichi durante la Prima guerra mondiale non rivendicarono “truppe tedesche fuori dalla Russia”, che era lo slogan dello zar (e poi del governo provvisorio borghese di Kerensky). Combatterono per mobilitare i soldati tedeschi in una fratellanza rivoluzionaria con gli operai e i contadini russi, contro i capitalisti russi e tedeschi. Ma, soprattutto, i bolscevichi denunciarono i socialdemocratici proprio per aver rifiutato questo programma rivoluzionario. Questo è ciò che l’Ig si rifiuta di fare!
Opportunismo in azione sul suolo tedesco
Il modo in cui il centrismo dell’Ig conduce direttamente al socialsciovinismo si vede ancora più chiaramente sul terreno tedesco. Dall’inizio della guerra, la sinistra tedesca attraversa un’intensa crisi e, in risposta a ciò, i nostri compagni dello Spartakist-Arbeiterpartei Deutschlands (SpAD) hanno lanciato una campagna nella sinistra utilizzando lo slogan “Cacciare dalla sinistra i sostenitori dell’Ue/Nato” unito al nostro slogan “Lavoratori ucraini e russi: girate le armi contro i vostri governanti!”. Al forum pubblico della SpAD a Berlino il 12 maggio, l’Ig è intervenuta nella discussione per denunciare questa prospettiva come riformista, perché secondo loro alimenta le illusioni in una socialdemocrazia “riformata”. Per capire il carattere rivoluzionario degli slogan dei nostri compagni tedeschi e come la critica dell’Ig sia una difesa del socialsciovinismo, dobbiamo scendere in qualche dettaglio sulla situazione attuale in Germania.
La guerra in Ucraina ha costretto l’imperialismo tedesco a un brusco e repentino cambiamento del suo orientamento strategico. Dopo la controrivoluzione che ha distrutto l’Urss, la Germania ha attentamente mantenuto il suo impegno nell’alleanza transatlantica Ue/Nato, dominata dagli Stati Uniti, in equilibrio con lo sviluppo di considerevoli legami economici con la Russia. Ma l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha reso questa situazione insostenibile e la borghesia tedesca è ora costretta a prendere le distanze dalla Russia, ad aderire pienamente alla campagna guerrafondaia di Stati Uniti e Nato e ad inviare armi pesanti all’Ucraina.
Un aspetto di questo importante cambiamento è l’annuncio del Cancelliere del Partito socialdemocratico (Spd) Olaf Scholz di un massiccio riarmo dell’esercito tedesco. La Germania ha rafforzato in modo sostanziale il suo dominio economico sull’Europa attraverso il saccheggio “pacifico” dell’Europa orientale e meridionale, utilizzando l’Ue e l’euro. Con gli americani e la Nato a garantire la stabilità del continente, la Germania non aveva bisogno di grandi spese militari. Per decenni, il pacifismo della sinistra riformista tedesca, con il suo impegno per il “disarmo” e l’opposizione agli interventi all’estero dell’esercito tedesco, è stato completamente in linea con la politica degli imperialisti tedeschi. Ma questa felice luna di miele è giunta ora a una fine improvvisa, la borghesia ha chiesto il divorzio attraverso i suoi avvocati della Spd che stanno compiendo questo cambiamento, riarmando l’imperialismo tedesco e allineando il movimento operaio dietro di esso.
Di fronte a questa brusca svolta, la sinistra tedesca ha attraversato una crisi sconosciuta ad altri Paesi imperialisti, con quasi tutte le organizzazioni coinvolte in lotte interne. C’è molto malcontento alla base della Spd. Scholz è stato fischiato e insultato da una folla di sindacalisti riuniti per il suo discorso del Primo Maggio a Düsseldorf. Nel partito riformista Die Linke, una parte importante della direzione vuole abbandonare il suo storico appello a “sciogliere la Nato” e abbracciare pienamente la spinta bellica imperialista. Ma una consistente opposizione fa resistenza a questo percorso e vuole rimanere aggrappata al pacifismo del periodo passato, cercando di evitare a tutti i costi una scissione. Le organizzazioni di estrema sinistra (Partito comunista tedesco, Partito marxista-leninista di Germania, Opposizione comunista, ecc.) non hanno idea di cosa fare e sono profondamente divise, con fazioni pro-Nato/Ue/Ucraina da una parte, fazioni pro-Russia dall’altra e un centro che cerca disperatamente di preservare l’unità. In un certo senso, la crisi della sinistra tedesca è un riflesso della crisi della classe dominante tedesca.
È proprio per contrastare l’inginocchiarsi di tutta la sinistra pacifista-riformista di fronte ai cani da guardia socialdemocratici degli imperialisti che i nostri compagni tedeschi hanno lanciato lo slogan: “Cacciare dalla sinistra i sostenitori dell’Ue/Nato!” Noi diciamo che coloro che sostengono apertamente gli strumenti dello sfruttamento imperialista dovrebbero essere cacciati dal movimento operaio. Ma il nostro appello è diretto soprattutto contro quei riformisti e pacifisti che inevitabilmente tradiranno capitolando di fronte agli aperti apologeti dell’imperialismo in nome dell’“unità” e il cui programma pacifista è sia la fonte della crisi della sinistra sia l’ostacolo centrale allo sviluppo di un polo marxista rivoluzionario contro l’imperialismo tedesco.
Stiamo quindi cercando di “riformare” Die Linke invece di costruire un partito rivoluzionario, come sostiene l’Ig? Come insegna Lenin, l’unico modo per forgiare un partito rivoluzionario è quello di separare la base operaia della socialdemocrazia dalla sua direzione riformista traditrice. Il nostro obiettivo è aumentare la polarizzazione in Die Linke, e in tutte le altre organizzazioni della sinistra, spingere la polarizzazione ulteriormente e darle chiarezza mostrando che l’unico modo per combattere l’imperialismo in modo coerente è sulla base di un programma rivoluzionario, con l’obiettivo di scindere Die Linke lungo questa linea.
Per fare ciò, chiediamo che l’ala sinistra di Die Linke cacci via coloro che sostengono apertamente la Nato, l’Ue e l’imperialismo tedesco. Il risultato più probabile è che si rifiutino di farlo e lavorino invece per mantenere l’unità con il filoimperialista Gregor Gysi e soci, rivelandosi così come agenti dell’imperialismo. Tuttavia, se riuscissero a cacciare l’ala destra, anche questa sarebbe una buona cosa. L’allontanamento di Gysi, Bodo Ramelow e di tutti gli altri leccapiedi dell’imperialismo dal movimento operaio è un semplice atto di igiene politica a cui solo gli opportunisti senza spina dorsale si oppongono.
Una tale scissione non renderebbe Die Linke un partito rivoluzionario. Non sarebbe la nostra scissione. Ma la favoriremmo perché metterebbe Sahra Wagenknecht e i suoi accoliti pacifisti ai vertici del partito. Non potendo più nascondersi dietro l’ala destra, la bancarotta del loro programma di “disarmo”, “pace” e difesa del “diritto internazionale” sarebbe molto più facilmente identificabile con quel vicolo cieco completamente filoimperialista che è. Il successo dell’applicazione della nostra tattica aprirebbe l’opportunità di una scissione in Die Linke sulla linea: riforma contro rivoluzione, distruggendo l’ostacolo riformista e ponendo le basi per la creazione di un partito operaio rivoluzionario in Germania.
Sotto la copertura dell’accusa, che sembra di sinistra, che noi vogliamo riformare la socialdemocrazia, ciò che l’Ig denuncia è semplicemente l’applicazione del leninismo alla realtà. Il dovere dei rivoluzionari non è quello di restare in disparte predicando astrattamente la “lotta di classe rivoluzionaria”, come vorrebbe l’Ig, ma di intervenire nelle fratture che scuotono la classe operaia e la sinistra in modo da far progredire oggettivamente la lotta per la rivoluzione.
Al forum di Berlino, un esponente dell’Ig, ribadendo lo stesso falso punto sul “riformare” la socialdemocrazia, ha affermato che ciò è particolarmente criminale perché la Terza guerra mondiale è dietro l’angolo. Ma in realtà, ciò che l’Ig denuncia è la lotta per smascherare agli occhi della classe operaia entrambe le ali della socialdemocrazia: i leccapiedi filoimperialisti e i conciliatori pacifisti. Denunciando il nostro appello a cacciare i primi, l’Ig aiuta i secondi. La vera logica di questa “purezza” settaria è smettere di lottare contro la socialdemocrazia, in particolare contro la sua ala sinistra. Questo è il vero crimine, che la Terza guerra mondiale sia alle porte o meno.
Alla vigilia della Seconda guerra mondiale, Leon Trotsky lottò instancabilmente per organizzare un’Internazionale rivoluzionaria attraverso la lotta contro lo stalinismo, il principale inganno dell’epoca. Trotsky spiegò:
Attualmente in Germania il principale ostacolo all’unificazione dell’avanguardia rivoluzionaria è il veleno del riformismo liberale e del pacifismo, introdotto nel movimento operaio dai socialdemocratici. Quei “socialisti” come l’Ig che, sulla carta, affermano di essere per una direzione rivoluzionaria, ma che denunciano la lotta per epurare il movimento operaio dagli agenti dell’imperialismo, stanno oggettivamente contribuendo a mantenere la pace e l’unità con i traditori filoimperialisti attualmente alla guida della classe operaia. Mentre si coprono con frasi altisonanti sulla “lotta di classe”, di fatto rafforzano la subordinazione del proletariato ai suoi sfruttatori, lasciando intatta la presa dei dirigenti socialsciovinisti sul movimento operaio.
“Disfattismo rivoluzionario” sulla carta, socialsciovinismo nei fatti: questo è ciò che caratterizza la posizione dell’Ig sulla guerra in Ucraina.
E’ in gioco la lotta per la rivoluzione operaia
L’argomento centrale che molti falsi marxisti hanno avanzato contro la posizione della Lci sulla guerra in Ucraina è che il nostro appello a trasformare questa guerra reazionaria in una guerra civile rivoluzionaria non è corretto perché al momento non esiste una situazione rivoluzionaria in Ucraina o in Russia. Altri l’hanno condannata come impossibile e utopica, che in realtà è un modo più onesto per dire la stessa cosa.
Dire che questa prospettiva è utopica è pura demoralizzazione, e basta guardare i fatti per rendersene conto. I lavoratori russi e ucraini vengono martoriati e spremuti ogni giorno di più dai loro stessi governanti per sostenere lo sforzo bellico. In Russia, i figli delle madri della classe operaia tornano nelle bare al fine di servire le ambizioni degli oligarchi. In Ucraina, Zelensky e i suoi padroni imperialisti non vogliono la fine del conflitto perché la guerra indebolisce la Russia, e se l’Ucraina deve essere inondata da fiumi di sangue, così sia. Il tutto per entrare nei club criminali dell’Ue e della Nato e consegnare i lavoratori ucraini come manodopera a basso costo per le aziende tedesche, americane e britanniche. Da entrambe le parti, agli operai in uniforme viene detto di uccidersi a vicenda, anche se condividono una storia comune nell’Unione Sovietica e, spesso, persino parenti comuni. Nel frattempo, la popolazione attiva viene arruolata nell’esercito e addestrata all’uso delle armi. Nei Paesi imperialisti, i lavoratori vengono dissanguati dall’inflazione crescente e dalla crescita esponenziale delle bollette energetiche e viene detto loro di digerire il massiccio attacco al tenore di vita in nome della lotta per la “libertà” contro l’“autoritarismo”. Bisogna essere deliberatamente ciechi per rifiutare la possibilità che da tutto questo esca una situazione rivoluzionaria.
La storia dimostra che le forze reazionarie del nazionalismo e dello sciovinismo che offuscano temporaneamente le menti dei lavoratori allo scoppio della guerra, non sopravvivono a una pressione crescente. Non possiamo sapere se ne uscirà una rivoluzione. Ma sappiamo che ciò che impedisce alla rabbia furiosa degli sfruttati di essere incanalata contro i loro sfruttatori sono i leader socialsciovinisti e riformisti della classe operaia, che li ingannano. Sappiamo che oggettivamente esistono tutti gli elementi necessari per una rivoluzione, tranne un partito rivoluzionario in grado di guidarla. E ciò che è certo è che i partiti rivoluzionari sono costruiti da chi lotta per la rivoluzione, non da chi pensa che la rivoluzione sia impossibile.
Durante la Prima guerra mondiale, Lenin fu costantemente attaccato dai socialsciovinisti con le stesse identiche argomentazioni. “Le speranze di una rivoluzione si sono rivelate illusorie, e non è compito di un marxista combattere per delle illusioni”, dice il falso socialista che sta solo giustificando il passaggio dalla parte della borghesia. Lenin rispose:
È proprio della rinuncia a questo dovere che l’Ig, così come tutti gli altri centristi e socialsciovinisti, sono colpevoli.